Reddito di cittadinanza europeo: definizione e possibili fonti di finanziamento

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Reddito di cittadinanza europeo: definizione e possibili fonti di finanziamento

L’ex presidente dell’Inps, Tridico, propone di finanziare il provvedimento attraverso l’istituzione di una corporate tax di almeno il 23% per i Paesi membri, come un mezzo di sostegno al benessere sociale durante periodi di crisi.

 

Per affrontare le crisi e proteggersi da eventuali impatti economici asimmetrici, l’Unione europea potrebbe considerare l’istituzione di un sistema di welfare condiviso che garantirebbe un reddito di cittadinanza alle fasce più vulnerabili della popolazione. Questa iniziativa potrebbe essere finanziata in modo proporzionale dai vari Stati membri, ma potrebbe anche prevedere l’implementazione di una tassa sulle imprese (“corporate tax”) a livello comunitario, i cui proventi andrebbero direttamente al bilancio comune.

L’idea è stata presentata da Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps e attualmente docente presso l’Università degli Studi Roma Tre, durante un dibattito sul salario minimo tenutosi al Parlamento europeo su iniziativa dell’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Sabrina Pignedoli.

L’obiettivo di introdurre un “reddito di cittadinanza europeo” è duplice: promuovere la creazione di un sistema di welfare europeo e allo stesso tempo stabilizzare gli impatti economici asimmetrici che si verificano durante le crisi nell’Unione europea. Durante tali crisi, i paesi che già registrano disavanzi di bilancio devono accrescerli ulteriormente per coprire i costi sociali derivanti da povertà e disoccupazione, come avvenuto in passato, ad esempio, in Grecia durante la crisi finanziaria. Tuttavia, la mancanza di risorse per far fronte a queste sfide ha spesso peggiorato la situazione. L’istituzione di un fondo europeo sostenuto da tutti gli Stati membri avrebbe potuto fornire un aiuto significativo in tali circostanze, simile a quanto è avvenuto per numerosi paesi durante la crisi COVID, grazie al programma temporaneo di prestiti “Sure” varato dalla Commissione europea.

Tridico sottolinea la necessità di avere “meccanismi automatici di stabilizzazione”, e il reddito di cittadinanza europeo rappresenterebbe una soluzione in tal senso. La proposta prevede che il finanziamento provenga da un fondo centrale a Bruxelles, con contributi raccolti da tutti gli Stati membri in base alla loro forza economica, e la distribuzione dei fondi avverrebbe in base alle necessità, alla povertà e ai tassi di disoccupazione di ciascuna nazione.

Inoltre, l’economista propone l’istituzione di una tassa sulle imprese a livello europeo (“corporate tax”), che sarebbe un’imposta sui profitti delle società. Tridico osserva che questa imposta è diminuita in Europa negli ultimi 30 anni, in media del 45%, e ha toccato anche l’Italia, scendendo dal 50% nel 1990 al 24% attuale. La riduzione delle aliquote si è verificata in molti paesi, con una competizione al ribasso per attrarre investimenti.

Secondo i calcoli di Tridico, se l’Unione europea imponesse a tutti gli Stati membri una corporate tax minima del 23%, che è l’attuale media all’interno dell’Unione, questo incremento potrebbe aumentare il bilancio comune dell’Unione europea del 2% e garantirebbe le risorse necessarie per finanziare il reddito di cittadinanza europeo.