Per implementare la transizione verde, l’Italia dovrà investire un importo aggiuntivo di 40 miliardi di euro all’anno

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Per implementare la transizione verde, l'Italia dovrà investire un importo aggiuntivo di 40 miliardi di euro all'anno

Entro il 2050, l’Unione Europea si propone di raggiungere la neutralità carbonica, richiedendo investimenti che ammontano al 10% del Prodotto Interno Lordo del blocco.

 

La neutralità climatica, un obiettivo prioritario per la Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, rappresenta una necessità imprescindibile per il futuro del pianeta e della popolazione mondiale, come sottolineato dalla stragrande maggioranza degli scienziati. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo entro il 2050, come previsto dagli impegni di Bruxelles, sono richieste risorse finanziarie considerevoli. Secondo una stima dell’Institut Rousseau, un think tank francese, sarà necessario un investimento complessivo di circa 40 mila miliardi di euro per decarbonizzare l’economia europea entro la metà del secolo, pari al 10% dell’intero Prodotto Interno Lordo (PIL) del blocco. Questa cifra si tradurrebbe in circa 1520 miliardi di euro ogni anno.

Secondo gli esperti, circa il 75% di questa somma, pari a circa 1160 miliardi di euro all’anno, potrebbe essere ottenuto riallocando risorse attualmente destinate a settori e tecnologie in contrasto con gli ambiziosi obiettivi del Green Deal. I restanti 360 miliardi dovrebbero provenire da investimenti aggiuntivi, suddivisi tra spesa pubblica e investimenti privati, con una proporzione di 250 e 110 miliardi rispettivamente.

Il settore dei trasporti dovrebbe catalizzare circa il 45% degli investimenti annuali totali richiesti, mentre il settore edilizio riceverebbe il 28%. Il comparto energetico utilizzerebbe il 12% degli investimenti, e l’agricoltura il 10%.

Questa è solo una stima prudente degli investimenti necessari se si iniziasse immediatamente a perseguire la transizione verde. È evidente che maggiore sarà il ritardo nell’affrontare la questione da parte degli Stati membri, maggiori saranno le risorse che dovranno essere mobilitate.

La stima tiene conto sia delle spese nazionali che di quelle dell’Unione a 27. Al momento, assumendo che i trend macroeconomici attuali perdurino, sembra che solo la Grecia sarà in grado di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione parziale fissati da Bruxelles entro la fine del decennio.

Per l’Italia invece?

Si prevedono investimenti di circa 40 miliardi all’anno, ovvero poco più del 2% del PIL nazionale. Di questi, oltre la metà dovrebbe provenire dal settore privato, soprattutto nel campo dei trasporti. Raccogliere queste risorse sarà una sfida significativa e corrisponderà a implementare due manovre finanziarie annuali esclusivamente per la transizione.

Tuttavia, l’implementazione di obiettivi di spesa così ambiziosi inevitabilmente si scontra con i vincoli di bilancio imposti dalla stessa Unione Europea tramite il Patto di stabilità. Di conseguenza, si prospetta la necessità di allentare o riesaminare tali vincoli. Proprio per questo motivo, una proposta avanzata dal think tank francese, supportata da diverse cancellerie (tra cui quella di Roma), suggerisce di escludere gli investimenti verdi dal campo di applicazione delle regole di bilancio europee.

Nonostante ciò, secondo lo studio, i costi aggiuntivi derivanti da tali investimenti sarebbero ampiamente compensati dai significativi benefici economici e sociali. Questi vantaggi includono miglioramenti evidenti per il clima, la biodiversità, l’occupazione e la competitività dell’economia europea a livello globale. Pierre Jacques, uno degli autori del rapporto, ha sottolineato che si tratta di un investimento che si ripaga da solo. Inoltre, ha evidenziato che l’Europa è coinvolta in una corsa all’ecologia con gli Stati Uniti e la Cina, sottolineando il rischio di restare indietro in questa competizione.