La gestazione per altri sarà considerata illegale in tutta Europa

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La gestazione per altri sarà considerata illegale in tutta Europa

A Bruxelles, si sta intensificando l’azione contro il traffico di esseri umani, con particolare attenzione alla pratica della gestazione per altri.

Le pene per i trafficanti di esseri umani e i loro clienti saranno più severe, secondo le nuove regole europee che affrontano la tratta di esseri umani. La riforma, su cui si è trovato un accordo tra il Parlamento e i governi dei 27 Stati membri, prevede un elenco unificato di reati in tutta l’Unione Europea, includendo il matrimonio forzato e la maternità surrogata tra i crimini. Si stima che la tratta di esseri umani coinvolga almeno 7.000 vittime ogni anno in Europa, con lo sfruttamento sessuale e lavorativo che rappresentano le principali forme di questa pratica.

Le nuove regole mirano principalmente a fornire alle forze dell’ordine nazionali strumenti più efficaci per smantellare le reti criminali coinvolte nella tratta. L’elenco dei reati unificato include, tra gli altri, il matrimonio forzato, l’adozione illegale, lo sfruttamento dei bambini e la maternità surrogata a fini di sfruttamento riproduttivo.

Le sanzioni previste per chi è coinvolto nella tratta di esseri umani prevedono una reclusione di almeno cinque anni, con un aumento a dieci anni in presenza di circostanze aggravanti. Vengono anche introdotte sanzioni “proporzionate” e “dissuasive” per coloro che usufruiscono dei servizi forniti dalle vittime della tratta. Inoltre, sono previste sanzioni per le imprese condannate per tratta, che potrebbero comportare l’esclusione dalle gare d’appalto e la perdita di aiuti o sussidi pubblici.

Inoltre, è prevista una certa flessibilità per i pubblici ministeri, i quali potranno decidere di non perseguire penalmente le vittime di tratta per atti, anche se questi sono considerati reati, qualora le vittime siano state coartate a compierli. Infine, poiché molte di queste vittime provengono da paesi al di fuori dell’Unione Europea, le nuove disposizioni prevedono una maggiore cooperazione tra le autorità antitraffico e quelle responsabili della valutazione delle richieste d’asilo. L’obiettivo è garantire che le vittime di sfruttamento, che potrebbero anche avere bisogno di protezione internazionale, ricevano l’assistenza necessaria.