La Federal Reserve mantiene i tassi d’interesse invariati ai massimi degli ultimi 22 anni e ha riveduto al rialzo la sua previsione di crescita del PIL negli Stati Uniti, raddoppiandola

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La Federal Reserve mantiene i tassi d'interesse invariati ai massimi degli ultimi 22 anni e ha riveduto al rialzo la sua previsione di crescita del PIL negli Stati Uniti, raddoppiandola

La Federal Reserve decide di fare una sosta e mantiene i tassi di interesse al livello più elevato degli ultimi 22 anni. Questa decisione, presa all’unanimità, non costituisce una dichiarazione di successo nella battaglia contro l’inflazione, poiché i prezzi rimangono ancora elevati e potrebbe essere necessario un altro aumento dei tassi nel corso del 2023.

Wall Street ha reagito negativamente all’annuncio della Federal Reserve, registrando un rallentamento, con il Nasdaq che ha subito perdite più significative e lo S&P 500 che è scivolato in territorio negativo. Nel frattempo, le piazze finanziarie europee non sono state influenzate dalla decisione poiché erano già chiuse al momento dell’annuncio. In particolare, la Borsa di Milano è stata la migliore d’Europa, con un guadagno dell’1,64%.

Gli analisti avevano previsto una pausa da parte di Jerome Powell, ma sono rimasti sorpresi dalle stime riguardanti i tassi d’interesse nel 2024. Secondo queste previsioni, ci saranno meno tagli al costo del denaro rispetto alle aspettative precedenti. Alla fine del prossimo anno, i tassi sono previsti al 5,1%, superando il 4,6% di giugno. Nel 2025 e nel 2026, si prevede una diminuzione rispettivamente al 3,9% e al 2,6%.

La Federal Reserve ha dichiarato: “Abbiamo deciso di mantenere il costo del denaro tra il 5,25% e il 5,5%”. La banca centrale ha descritto la crescita degli Stati Uniti come “solida” e ha raddoppiato le sue previsioni per il PIL nel 2023, portandolo al 2,1% rispetto all’1% previsto a giugno. Ha inoltre evidenziato che, sebbene il mercato del lavoro si sia rallentato negli ultimi mesi, rimane solido e il tasso di disoccupazione è basso. L’inflazione rimane elevata, e la Federal Reserve ha sottolineato che le condizioni di credito più restrittive per famiglie e imprese potrebbero avere un impatto sull’attività economica, l’occupazione e l’inflazione, anche se l’entità di questi effetti rimane incerta. La banca centrale ha confermato la sua attenzione ai rischi legati all’inflazione.

La Federal Reserve è fortemente impegnata nel mantenere l’inflazione al 2%, poiché ritiene che la stabilità dei prezzi sia essenziale per un mercato del lavoro robusto e per un’economia sana. Il presidente della Fed ha sottolineato che ogni decisione presa dalla banca centrale è basata sui dati economici disponibili. Uno dei fattori di preoccupazione per la Fed è l’impennata dei prezzi del petrolio, che si avvicinano ai 100 dollari al barile. Sebbene l’energia non sia inclusa nelle previsioni della banca centrale a causa della sua volatilità, l’incremento delle quotazioni del petrolio solleva timori riguardo ai suoi effetti indiretti sui beni e sui servizi, con conseguenze sull’inflazione già persistente, che rimane ben al di sopra del target del 2%, nonostante un anno di rialzi dei tassi.

Nonostante il discorso sulla politica monetaria restrittiva, Powell ha indicato che la strada per riportare l’inflazione ai livelli desiderati potrebbe essere lunga, lasciando aperta la possibilità di tassi d’interesse elevati per un periodo prolungato. La decisione di pausa da parte della Fed precede l’attesa riunione della Bank of England, che potrebbe decidere di interrompere la sua campagna di rialzi dei tassi di interesse a seguito dell’inaspettato rallentamento dell’inflazione ai minimi degli ultimi 18 mesi. I dati sull’andamento dei prezzi al consumo in Gran Bretagna ad agosto hanno mostrato un aumento del 6,7%, inferiore al 6,8% del mese precedente e alle aspettative degli analisti, che puntavano al 7%. Il mercato sta scommettendo al 50% su una pausa durante la riunione della Bank of England di giovedì, e anche se la banca centrale decidesse di procedere con un ulteriore rialzo, questo potrebbe essere l’ultimo. Il rallentamento dell’inflazione rappresenta un sollievo per il Regno Unito, che ha registrato aumenti dei prezzi tra i più alti nei paesi del G7 per diversi mesi.