Nel mese di marzo di quest’anno, il prezzo della pasta ha subito un’impennata del 17,5% rispetto all’anno precedente, nonostante il costo delle materie prime sia diminuito. Questa tendenza al rialzo dei prezzi della pasta fresca e secca, che è iniziata nel giugno 2021, si è protratta senza sosta fino a marzo 2023, portando ad un aumento complessivo del 37%. Le fluttuazioni dei costi dell’energia e degli altri fattori di produzione stanno incidendo sulla dinamica dei prezzi, ma la situazione rimane comunque preoccupante per il settore alimentare in Italia.
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Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha chiesto la convocazione della Commissione di allerta rapida in risposta all’aumento dei prezzi della pasta. Il Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, è stato incaricato di organizzare la prima riunione della Commissione istituita attraverso il decreto trasparenza. L’obiettivo è quello di monitorare la situazione e valutare eventuali interventi per limitare l’impatto dell’aumento dei prezzi sulla popolazione.
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La prima riunione della Commissione di allerta rapida sui prezzi si terrà l’11 maggio presso palazzo Piacentini. Questo rappresenta un momento cruciale per la Commissione, istituita a marzo con la conversione in legge del decreto Trasparenza, poiché sarà la prima volta che dovrà affrontare un aumento dei prezzi significativo come quello della pasta.
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Secondo il ministero, nel mese di marzo il prezzo della pasta è aumentato del 17,5% rispetto all’anno precedente, nonostante la riduzione del prezzo della materia prima e le fluttuazioni dei costi dell’energia e degli altri fattori di produzione.
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Durante il question time al Senato, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha fatto riferimento al tema dei prezzi della pasta, dichiarando che segue attentamente le quotazioni settimanali del grano per contrastare la speculazione, che rappresenta la principale minaccia in questo settore.
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Lollobrigida ha espresso l’intenzione di riattivare la Commissione sperimentale nazionale per il grano duro e di costituire una Commissione Unica Nazionale per rafforzare il dialogo tra gli attori della filiera e ottenere un prezzo condiviso a livello nazionale.
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Secondo la Coldiretti, si verifica una “anomalia che richiede chiarezza” in merito alla situazione attuale. La Coldiretti fa notare che il prezzo del grano duro per la produzione della pasta viene pagato in Italia a circa 36 centesimi al chilo, un valore che non copre i costi di produzione e che è diminuito del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre il prezzo della pasta è aumentato del doppio rispetto all’inflazione.
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La convocazione della Commissione di allerta rapida sui prezzi è vista come un successo dalle associazioni dei consumatori, tra cui Assoutenti e Codacons.
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Il mese scorso, Assoutenti ha presentato una denuncia al Ministero delle Imprese e del Made in Italy e al Garante per la Sorveglianza dei Prezzi riguardante alcune irregolarità nel prezzo al dettaglio della pasta in Italia. Si è riscontrato che solo in 12 province i prezzi erano inferiori a 2 euro al chilo.
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Secondo il Codacons, l’aumento medio del prezzo della pasta del 18,2% registrato dall’Istat nel mese di marzo rispetto all’anno precedente, comporterà per ogni famiglia un aumento di spesa di oltre 25 euro in media. Per questo motivo, l’associazione annuncia di presentare un esposto all’Antitrust.
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L’Unione nazionale consumatori si mostra meno ottimista e teme che, nonostante le continue denunce fatte in passato, l’invito morale a comportarsi correttamente da parte delle autorità abbia poco effetto. L’associazione ritiene che, fino a quando la speculazione non verrà riconosciuta come una pratica scorretta, non si riuscirà a contrastare efficacemente i prezzi eccessivamente elevati.
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L’Unione Nazionale Consumatori ha evidenziato che i costi della pasta fresca e secca hanno subito un aumento costante dall’estate del 2021, e da quel momento fino a marzo 2023 sono saliti del 37%.
