In Italia, sono previsti tagli per 25 miliardi con il nuovo Patto di stabilità

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In Italia, sono previsti tagli per 25 miliardi con il nuovo Patto di stabilità

Una riduzione delle spese per la sanità, l’istruzione e gli investimenti potrebbe raggiungere i 100 miliardi di euro, di cui un quarto destinato esclusivamente all’Italia. Questa potrebbe essere la prospettiva per i Paesi dell’Unione europea nel 2025, con l’introduzione del nuovo Patto di stabilità e crescita. Il testo della riforma, dopo l’accordo tra i ministri delle Finanze, è ora in fase di negoziati finali tra gli Stati membri e il Parlamento europeo. Tuttavia, la strada per apportare modifiche significative ai pilastri del nuovo Patto sembra estremamente impegnativa.

L’analisi

Lo studio della Confederazione europea dei sindacati (Ces) si basa su calcoli del prestigioso think tank Bruegel. Secondo Jeromin Zettelmeyer, economista tedesco con un passato da direttore al Fondo monetario internazionale, la riforma potrebbe obbligare l’Italia a tagli annuali al bilancio compresi tra lo 0,61% e l’1,15% del Pil, le percentuali più elevate nell’Unione europea dopo Belgio e Slovacchia. Questo dipenderà dal tipo di piano di rientro del debito che il nostro governo concorderà con la Commissione europea, una delle nuove disposizioni della riforma, ovvero se un piano quadriennale o uno settennale. Nel primo caso, il taglio annuale, secondo le stime della Ces, ammonterebbe a 25,4 miliardi. Nel secondo caso, lo sforzo si ridurrebbe a 13,5 miliardi.

La riduzione temporanea

Va notato che all’interno della riforma, il governo Meloni ha ottenuto alcune disposizioni per mitigare immediatamente gli effetti dei tagli: l’Italia potrà richiedere una “riduzione” di tali tagli, considerando l’incremento dei tassi d’interesse stabiliti dalla Bce e le spese per la difesa. Tuttavia, è importante sottolineare che il pagamento degli interessi in eccesso non scomparirà, ma dovrà essere affrontato dopo il 2027, come avverte Zettelmeyer: se la riduzione nel breve termine “renderà la vita più agevole ai governi che hanno negoziato il compromesso” (nel nostro caso, il governo Meloni), il differimento del pagamento degli interessi avrà ripercussioni sui “loro successori”, secondo l’economista.

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Contrapposizioni in corso

Attualmente, sono il Partito Democratico (Pd) e il Movimento 5 Stelle (M5S) a contestare la riforma, rappresentando le due principali forze politiche di opposizione. Secondo Irene Tinagli, eurodeputata del Pd e presidente della commissione Affari economici e monetari del Parlamento dell’Unione europea, il testo del Patto di stabilità è considerato “inaccettabile”. Tinagli fa notare che la proposta originaria della Commissione europea era molto meno restrittiva per l’Italia e che la riforma è stata aggravata durante le discussioni al Consiglio dell’Unione europea, ad opera dei ministri delle Finanze dei governi europei. In tale contesto, hanno influito le posizioni più orientate all’austerità della Germania e degli altri paesi frugali.

“Tiziana Beghin, eurodeputata del Movimento 5 Stelle, attacca affermando: “Non possiamo ignorare il fatto che questa riforma è stata dettata da Berlino”. Rivolge anche critiche al Partito Democratico, accusandolo di aver votato a favore dell’avvio dei negoziati sul Patto di stabilità al Parlamento europeo: a suo parere, in quel momento il testo avrebbe potuto essere fermato, ma il Pd, insieme agli altri partiti italiani, ha scelto di far procedere il processo. Tinagli spiega che il Pd combatterà nei negoziati finali per migliorare il testo.

Le riduzioni da parte degli altri

Riguardo all’analisi della Confederazione europea dei sindacati (Ces), se tutti i paesi adottassero piani quadriennali, la Francia dovrebbe effettuare il taglio più consistente in termini assoluti (26 miliardi nel 2025). Per la Spagna, la diminuzione sarebbe di 14 miliardi, per la Germania di 11, per il Belgio di 8 miliardi e per i Paesi Bassi di 6. Complessivamente, come precedentemente indicato, l’Unione europea potrebbe ridurre le sue spese complessive di 100 miliardi l’anno prossimo. La Ces lamenta: “In un momento in cui l’Europa dovrebbe investire in un futuro verde, i piani per reintrodurre l’austerità riporterebbero l’Europa al suo periodo più buio”. I sindacati europei concludono affermando che i governi dovrebbero essere onesti riguardo a cosa ciò comporterà per i loro cittadini: un elevato numero di tagli occupazionali, salari più bassi, condizioni di lavoro deteriorate e ulteriore sottofinanziamento dei servizi pubblici.