Per gran parte dell’anno, il blocco BRICS ha visto una rinnovata attenzione sulla de-dolarizzazione. Infatti, il summit annuale del 2023 si è concluso con un piano di espansione di cinque nazioni e diverse iniziative per stimolare le valute locali. Ora, con l’espansione del blocco BRICS, sia la Cina che l’Arabia Saudita sono pronte a guidare la fine globale del dollaro statunitense.
L’Arabia Saudita era una delle cinque nazioni destinate ad unirsi all’alleanza. In particolare, si è unita agli Emirati Arabi Uniti (EAU), all’Egitto, all’Iran e all’Etiopia. Tuttavia, la nazione è destinata ad avere un’importanza enorme negli sforzi del blocco contro il dollaro. Di conseguenza, persino un ex funzionario statunitense ha avvertito su ciò che la sua cooperazione con le iniziative potrebbe significare.
Fonte: Bloomberg
Durante gran parte dell’anno, il blocco BRICS ha visto un rinnovato focus sulla de-dolarizzazione
Infatti, il suo summit annuale del 2023 si è concluso con un piano di espansione di cinque nazioni e diverse iniziative per sostenere le valute locali. Ora, con l’espansione del blocco BRICS, sia la Cina che l’Arabia Saudita sono pronte a guidare la fine globale del dollaro statunitense.
L’Arabia Saudita era una delle cinque nazioni destinate a unirsi all’alleanza. In particolare, si è unita agli Emirati Arabi Uniti (EAU), all’Egitto, all’Iran e all’Etiopia. Tuttavia, la nazione è destinata ad essere di enorme importanza per gli sforzi del blocco contro il dollaro. Di conseguenza, persino un ex funzionario statunitense ha avvertito di cosa potrebbe significare la sua cooperazione con le iniziative.
Sin dalla sua creazione nel blocco BRICS, i legami dell’Arabia Saudita con gli Stati Uniti sono stati un argomento di grande risonanza. Tuttavia, le implicazioni geopolitiche della sua associazione con la de-dolarizzazione del blocco potrebbero essere astronomiche. Gli accordi di swap valutario tra la nazione e gli affiliati del BRICS potrebbero solo aumentare ulteriormente tale missione.
Sia l’Arabia Saudita che la Banca Popolare Cinese hanno concordato un accordo di swap valutario triennale del valore di 6,93 miliardi di dollari. Inoltre, l’accordo prevede che l’intero importo sia in valuta cinese, contribuendo ad aiutare le due nazioni e aumentando la quantità di valuta locale a cui la nazione del Medio Oriente ha accesso. In definitiva, ciò potrebbe avere enormi ripercussioni sul mercato globale e sul ruolo del dollaro statunitense al suo interno.